Il cacciatore celeste

Orione il semi dio cacciatore che tutte le notti possiamo osservare nella volta del cielo

“Laudato sii” la prima enciclica di Papa Francesco I, riapre un dibattito ingiustificatamente sopito: l’inquinamento. Fra le molteplici forme di mancanza di rispetto nei confronti del Creato c’è l’inquinamento luminoso. Molte specie animali si sono già estinte o risentono fortemente per l’eccesso d’illuminazione, ma non è solo il Regno Animale a subirne le conseguenze.

Traasciando la querelle sul bio-ritmo anomalo di questa nostra generazione mi vorrei concentrare sul rapporto fra uomo e cielo. Di notte un mondo fatto di luci tenui e misteri si apre alla mente umana. Stelle, pianeti, nebulose e galassie hanno da sempre suscitato emozioni e spavento, fascinazione e immaginazione. Teologia, mitologia e scienza si sono continuamente alternate e integrate in ogni cultura cercando di penetrare il mistero degli astri. Orione fra tutte le costellazioni dell’emisfero Nord è indiscutibilmente una delle più osservate, sia per la sua grandezza, sia per la luminosità delle sue principali stelle, quindi nel corso dei millenni ha stimolato la fantasia di tutti i popoli. Per i Sumeri fu Gilgamesh l’eroe che scese negli inferi, per gli Egiziani fu Osiride in attesa della resurrezione mentre la sua sposa Iside era in cerca di tutti i pezzi del proprio corpo nascosti dal perfido fratello Seth. Chi è quindi Orione? Quale storia ci racconta il libro della volta celeste che troppo poco spesso sfogliamo? Cercherò di fare una breve sintesi fra le molte versioni del mito estremamente divese fra loro. Zeus, Poseidone ed Ermes un giorno decisero di farsi pellegrini sulla terra per verificare se i Greci rispettassero i vincoli sacri da loro imposti. Così divenuti tre sraccioni bussarono alla portà di un vecchio che viveva solo e in assoluta povertà. Furono subito accolti e uccise l’unico toro che aveva per fare cena insieme e onorare gli dei. Al mattino i tre dei s’identificarono e stupiti per l’ospitalità dimostrata decisero di esaudirgli un desiderio. Il vecchio chiese un figlio che lo aiutasse nei campi ora che non possedeva più un toro. Ermes ordinò di disseppellire la pelle del bovino macellato e le tre divinità vi orinarono sopra per poi svanire. Da quel gesto nacque un giovane robusto che crebbe velocemente in forza e statura, venne chiamato Orione o nei miti più antichi Urione (da urea) più simile all’antico sumerico Uru-na.nah. Orione diventa subito famoso per le sue imprese di caccia, che compiva con il suo fedele cane Sirio, riuscendo ad abbattere innumerevoli prede. Artemide, la casta dea della caccia, s’innamora presto di lui e lo seduce, Orione che nel frattempo si era sposato, seppur lusingato da tale avance rifiuta la generosa offerta, Artemide stupita dalla fedeltà del giovane lo ricompensa con battute di caccia in coppia ad animali semi-divini.

In realtà Orione si era invaghito delle sette sorelle figlie del gigante Atlante, le Pleiadi e con loro si vantava di ruscire a caccaire ogni sorta di animale. Artemide lo scoprì e meditò vendetta. Mandò uno scorpione a casa del cacciatore che si nascose in attesa che l’eroe, spossato dalla caccia, si addormentasse. Nel sonno venne punto e con lui anche Sirio che nel frattempo era accorso per difendere il suo padrone. Zeus commosso fece diventare Orione una costellazione e così pure Sirio. Artemide non paga dell’affronto subito tramutò anche le Pleiadi in stelle che divennero l’occhio furioso del toro. Da allora il toro sempre carica Orione che segue Sirio (Cane Maggiore) che stana la costellazione della Lepre, mentre lo Scorpione attende un passo falso dell’eroe nel lato opposto della volta celeste.

Emanuele Luciani

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