Lu Serpe e le Clarisse di Falerone

La De.Co. (Denominazione Comunale) più suggestiva della nostra terra.

Falerone (FM) è un comune arroccato e protetto da solide mura, la sua fondazione risale al tempo della distruzione della colonia romana Falerio Piceno da parte delle forze gote. I profughi trovarono riparo sui colli e con lo scorrere lento dei secoli si unirono prima sotto la guida dei domini-contadini di ceppo longobardo e poi costiduendosi in libero comune. La tradizione francescana è estremamente importante e ancora salda nei cuori.

Il ricordo del beato Pellegrino da Falerone è più che mai vivo tanto che si sta costituendo un comitato per riportare in paese le sacre spoglie affinchè possano essere venerate degnamente. Il secondo ordine francescano, più comunemente conosciuto come “clarisse”, si stabilì a Falerone piuttosto tardi ma ebbe fra le sue umili fila una mistica in odore di santità: la Serva di Dio Suor Eletta Ranieri Sani di cui avrò modo di parlare in seguito. Il Monastero di S. Pietro Apostolo fu costruito per volere di Pietro Antonini nel 1604, la donazione non fu però sufficiente per erigervi una Comunità Religiosa così bisogna attendere il 1681 con il testamento di Leone Bonazzi per avere i fondi necessari. Furono le suore francescane di S. Vittoria in Matenano che si presero l’onere e l’onore di creare questa nuova comunità, da lì venne la prima abadessa Suor Maria Hipermesta Melis. Questo evento fece si che 8 giovani faleronesi prendessero l’abito. Con la soppressione napoleonica le 18 monache furono cacciate, il monastero divenne una fabbrica, gli affari però del titolare Sig, Canaletti di Porto S. Giorgio non furono mai buoni così impazzì. L’attesa durò 19 anni ma il 1 Novembre del 1828 riebbero la loro Casa. Il governo italiano nel 1865 chiuse di nuovo il monastero e per 6 anni furono in esilio. La badessa Suor Maria Rosa Selandari dichiarò: “non abbandoneremo il nostro asilo se non con la violenza” allora il Sindaco presa per un braccio la tirò fuori dalla Clausura, dietro a lei vennero tutte le monache. Il volere dell’abbadessa  fu quindi inascoltato, ma il tempo passò inesorabile e Mons. Malagola riuscì insieme al Sig. Selandari a trovare una soluzione, acquistando o ereditando vecchie case che restaurarono e donarono alle 11 sorelle che ancora aspettavano in esilio. Le seguaci di S. Chiara d’Assisi custodivano e conservavano un segreto: la ricetta de lu serpe. 

Per due secoli le clarisse a Falerone, come in altri monasteri limitrofi della Diocesi fermana, confezionavano questo elaborato dolce il giorno dell’Immacolata (8 Dicembre). In una delle prime immagini sacre dell’Immacolata si vede la Madre schiacciare un serpente, così in ricordo della costante vittoria sul Male producevano questo dolce.

In una più completa visione del significato notiamo che lu serpe arrotolato che si mangia la coda trae riferimento al ciclo della natura, un eterno inizio e una eterna fine, un lontano ricordo di midgsrdsormr il serpente cosmico longobardo? Continuando con l’escatologia può essere anche interpretato come il serpente che rinnovando la sua pelle propone un augurio di cambiamento positivo per chi lo gusta. Nel periodo dell’esilio, la vita per le francescane era ancor più dura, così iniziarono a produrne per tutto il periodo natalizio e a venderlo per poter sopravvivere.

Oggi il Comune di Falerone ha deciso di proteggere questo dolce con il marchio De.Co. (Denominazione comunale). Lo scopo è quello di non dimenticare, anzi di rendere pregnante di storia e spiritualità questo singolare dolce. Il Laboratorio della Dieta Mediterranea, costituito per la divulgazione e la salvaguardia del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO della Dieta Mediterranea, ha fra i suoi scopi proprio quello di promuovere i territori attaverso la tradizione anche culinaria.

Una delle battaglie più difficili e allo stesso tempo significative che il Presidente Lando Siliquini con i suoi collaboratori si sono impegnati di portare avanti con il Laboratorio è proprio la diffusione di una sana alimentazione. La tradizione culinaria è strettamente legata a quella culturale e quindi religiosa. Promuovere le De.Co è uno dei molti modi per continuare a lottare per un’agricoltura a km0 come va di moda dire, biologica, insomma Mediterranea.

E’ un dolce molto elaborato per questo benchè la ricetta si trovi in internet preferisco non lasciarla e invitarvi a Falerone nel periodo natalizio per assaggiarne e magari comperarne un po’.

Emanuele Luciani

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