Asturcone, il predestinato dall’Olimpo

Dalla nascita nelle scuderie di famiglia, all'ascesa al potere, la conquista delle Gallie e il passaggio al Rubicone. Asturcone ha sempre accompagnato il divo Cesare.

 ‘Un cavallo straordinario, che aveva piedi quasi umani, con le unghie fesse in forma di dita. Gli aruspici avevano predetto che avrebbe dato al suo padrone l’impero di tutta la terra. Dopo tale profezia, Cesare lo fece nutrire con grande cura e fu il primo a montarlo e non tollerava che altri lo cavalcassero

Così Svetonio descrive Asturcone nel suo celebre libro “Vita dei Cesari”, ma andiamo con ordine.

La famiglia Giulia, come tutte le famiglie antiche e nobili di Roma aveva vari rami una di questa era denominata “Cesare”. Molte le ipotesi su quali fossero le origini del nome cesare, Plinio ci dice che il primo antenato del loro ramo familiare fosse nato con taglio cesareo, e da lì il nome, pragmatico, possibile. Resta il fatto che seppur nobili, i Giulio Cesari non avevano una grande influenza nella politica attiva della città. Un giorno nacque nella stalla di famiglia un puledro di una razza Asturiana, riportata in patria dalle conquiste iberiche. Quel puledro ebbe subito modo di farsi notare, tanto che i seniori della famiglia chiesero un vaticinio sul giovane cavallo (cioè chiesero ai sacerdoti di interpellare direttamente gli dèi), Gaio, la cui importanza stava rapidamente crescendo, se ne invaghì profondamente. Seppur non aggraziato né bello divenne il compagno perfetto per il futuro dittatore.

Plinio il Vecchio nella sua monumentale opera “Naturalis Historia” al Tomo VIII paragraafo 166 dice che nelle Asturie nasce una razza chiamata Asturconi i quali hanno non hanno un’andatura veloce ma il cui “trotto molle con il movimento alterno delle zampe”. Questa naturale predisposizione all’ambio, lo rende adatto alla corsa di resistenza. Ancora oggi questa razza è rinomata per le stesse caratteristiche, oltre alla capacità di adattarsi alle temperature montane.

Fra le doti di questa splendida razza equina vi è la docilità nel rispondere ai comandi del proprio cavaliere. Questo per Gaio Giulio Cesare dovette essere un motivo di orgoglio, in quanto Plutarco ci ricorda: “Cesare era abile con i cavalli. Fin da quando era fanciullo , si  divertiva  a lanciare il  suo  cavallo  in  uno  sfrenato  galoppo, con  le  mani  intrecciate  dietro  la  schiena”.

Un amico ideale, per l’ultimo uomo della Repubblica Romana e l’uomo che permise a suo nipote di diventare il primo imperatore. Un amico così importante che alla morte di Asturcone, Cesare, fece costruire una statua con le sue fattezze, di fronte al tempio privato della famiglia Giulia dedicato a Venere Genitrix, loro patrona e antica antenata.

Emanuele Luciani

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