Amandola (FM) Bandiera Arancione del Touring club d’Italia è ricca di esperienze turistiche. Dal lago, all’ebike, da trekking di più giorni all’hiking e ovviamente di buon cibo.
Continua il viaggio con coolTOURando per i borghi delle Marche grazie a BLA BLA FRA alias Francesca Travaglini e a Radio Linea n°1.
Dopo aver visto i 5 geositi più interessanti delle Marche (1 per provincia) iniziamo con Amandola (FM) il viaggio fra i borghi con i 5 fitonimi più suggestivi, ovvero nomi di paesi che hanno nomi di pianta.
Amandola e il mandorlo (Prunus magdulus)
Intanto il link della trasmissione radiofonica https://youtu.be/xmJH0rMmBAM
Amandola ha una storia antica, certamente inserita in un contesto culturale dell’età preistorica. I primi resti imortantili abbiamo con l’età del rame e la cosiddetta “civiltà appenninica”, poi i Piceni nell’età del ferro. In questo contesto nasce una leggenda, un mito fondativo di Amandola.
Un “Nostòi”, una parola greca che identifica un genere letterario: i Ritorni. Ovvero i racconti degli eroi achei che hanno partecipato volontariamente alla guerra di Troia ma che, come Odissèo (Ulisse) non riuscivano a tornare a casa. Sono davvero tante le opere. Una di esse parla di Demofonte e Fillide. Demofonte giovane nobile sceglie di partecipare alla guerra indetta dai fratelli micenei contro la potente Ilio segue le sorti dell’esercito vincitore ma a un prezzo altissimo. La guerra fra consanguinei che incendierà anche l’Olimpo non è una guerra giusta così la punizione per gli achei sarà vagare per anni nel Mediterraneo. La giovane sposa Fillide che aspettava con ansietà dopo anni di guerra e anni di speranza perde il lume della ragione e fra infinite lacrime vagherà a lungo alla ricerca del suo amato, finchè giunse sulle rive Picene in cerca della saggezza della Sibilla, il cui vaticino non la confortò. Pianse ancora e ancora, finche le sue suppliche arrivarono dagli dei che la trasformarono in un mandorlo. Demofonte alla fine giunse a casa, non trovò la sua amata e la cercò seguendone le tracce. Arrivò anche lui alle porte delle profetesse e la trovò in forma d’albero. In un abbraccio infinito divenne il simbolo di Amandola.
Adolfo Leoni, il bardo delle Marche ne fa un bellissimo racconto in questo libro:
Fuori dalla leggenda, “ad mandulum” è stata una statio, ovvero una stazione di posta romana lungo la Salaria Gallica una delle direttrici fondamentali della viabilità antica. Un’antica SPA.
L’araldica amandolese vede un errore iconografico. Una quercia anzichè il mandorlo come lo era prima degli anni ’50. Oggi lo stemma si descrive così: di rosso alla rovere d’oro con i rami decussati e ridecussati, nodrita su di un monte all’italiana di sei colli dello stesso, terrazzato di verde
andrebbe corretto negli uffici preposti, ma la prassi è davvero estenuante
Saltando a piè pari la repubblica romana e il seguente impero. Arriviamo all’epoca dei comuni quando 3 castelli: Marrubbione, Aiello e Leone si uniscono per formare un unico comune, Amandola.
Francescani, Benedettini hanno segnato la storia di questo comune ma saranno gli agostiniani a dare un concittadino agli onori dell’altare: il beato Antonio da Amandola.
Potrei scrivere un trattato sulle bellezze artistiche, come il meraviglioso crocefisso ligneo, ma vi invito a seguire i miei social per sapere quando faccio il trekking urbano per scoprirne i segreti o scrivermi a galee.sibilline@gmail.com. (https://www.instagram.com/galeesibilline/) (https://www.facebook.com/galeesibilline)
Inoltre qui passa il Cammino Francescano della Marca, l’Ippovia del Tenna e a breve anche la Strada Romantica dei Sibillini.
Non c’è che da stupirsi dell’incanto di questo borgo. Vi aspetto!